Ancora oggi, persino i turchi più aperti, quando si parla del massacro degli armeni, tacciono imbarazzati e irritati e poi cambiano discorso. Diventa così difficile considerare europea una nazione che nega uno, ma purtroppo non l'unico, degli episodi più cruenti del suo passato. Perché certi genocidi vengono sistematicamente negati e screditati? Perché le potenze che li hanno perpetrati appartengono allo schieramento dei vincitori? È per questo che non si osa parlare della lotta di liberazione dall'Urss degli armeni? Proprio per questo sono così importanti i romanzi come questo di Sonia Raule e Vasken Berberian che strappano sapientemente al silenzio le sofferenze del popolo armeno. Pochi osano ricordare quell'epopea feroce culminata nel massacro sistematico di almeno un milione e mezzo di armeni. Molti caddero durante il lungo viaggio di deportazione, abbattuti dai loro guardiani, decimati dalla fame e dalla sete, stroncati da quella marcia insensata o persino, per risparmiare i proiettili, ferocemente lapidati. Una ventina di campi di concentramento attendeva gli esausti sopravvissuti destinati a essere stremati a morte da marce forzate attraverso il deserto. A resuscitare la memoria di quell'orrore – «L'inferno esiste, è la storia», diceva Jean Cocteau – sono due diverse catastrofi, il terremoto che ha spinto la studentessa Lena ad abbandonare la sua terra e la malattia che scuote drammaticamente le certezze della sua datrice di lavoro, Alice, un'armena apparentemente lontana da quel passato, assorbita dal suo successo televisivo. È una storia in cui anche i particolari sono rivelatori. Stringendosi la mano ognuna delle due donne percepisce qualcosa. «In quella stretta decisa Lena percepì uno slancio schietto, mentre Alice sentì tutta la ruvidità del palmo calloso di Lena sulla sua pelle levigata». È l'inizio di un lento riconoscimento tra due persone che sembrano incarnare il collettivo e l'individuale, il passato e il presente, la memoria e l'oblio. La lenta amicizia tra la baby sitter e la conduttrice televisiva dimostra con grande efficacia, incrociando i loro drammi, che non si possono voltare le spalle al dolore e all'umiliazione. Una denuncia, quella di Raule e Berberian, rafforzata da un sorprendente ritmo narrativo. Una denuncia ancora più preziosa perché, come diceva Balzac, «la letteratura è il sole dei morti». come sabbia nel vento Sonia Raule e Vasken Berberian Sperling & Kupfer, Milano pagg. 512|€ 18,90 |
sabato 17 settembre 2011
Gli Armeni si ritrovano in due amiche. Il Sole 24 ore 29. 05. 2011
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