Storia e curiosità Il menù in lingua francese, a fianco riportato, è stato servito, in occasione della visita a Verona — Chievo in Villa Pullé, al Re Umberto I di Savoia nel luglio 1887. Un soggiorno lietamente ripetuto dieci anni dopo e, a seguito di questi episodi, il conte Pullé pubblicò un libro in cui narrava squisiti aneddoti sulla permanenza del Re al Chievo.
Le notizie curiose in casa sabauda, che riguardano anche la gastronomia, si susseguono nel corso dei secoli. Si narra di un "pane del boia" dove, nel lontano 1391, dopo un continuo rifiuto dei fornai di vendere il pane al boia, Amedeo VIII fu costretto a prendere seri provvedimenti per risolvere il problema. I cuochi di casa Savoia, dal Medioevo fino al settecento, erano spesso di origine popolare ed i piatti raffinati, a volte, erano una rielaborazione di piatti nati poveri della cucina piemontese. Nel settecento, in numerose corti, si cercava di uguagliare la nobiltà francese e così anche i cuochi di questa nazionalità erano molto ricercati, in questo periodo nasce la tradizione dei consommè, dei potages come la "zuppa dei Savoia" questa sera presentata. Si racconta che alla nascita, nel 1666 di Vittorio Amedeo II, per festeggiarlo, alla popolazione di Torino fu offerto molto vino fatto sgorgare appositamente da due grandi fontane. Un altro aneddoto riguarda i biscotti "krumiri", prodotti secondo un’antica ricetta del 1878, si dice che abbiano questa forma per omaggiare il Re Vittorio Emanuele II, il re con i "baffi a manubrio". Il menù dei "grandi balli" veniva servito in una tavola riccamente apparecchiata accanto al salone del ballo, in mezzo a vasi di fiori freschi, candelabri d’argento e porcellane finissime. Spesso le cene erano servite "in piedi" iniziando con zuccherini, violette caramellate, sorbetti, granite, cioccolata, pasticcini, meringhe e verso mezzanotte veniva offerto il risotto alla piemontese con tartufi, paté, crostini di cacciagione, galantine e formaggi. Importanti erano i balli e le feste per la corte sabauda, già dal millecinquecento si hanno notizie di feste e spettacoli grandiosi con scenografie, costruzioni e caroselli. Molti piatti erano a base di frutti di bosco, dai funghi, ai tartufi, alla frutta secca e famose erano le marmellate di more, mirtilli, lamponi, fragoline di bosco della Regina Elena di Savoia ma anche la cacciagione o i pesci, procurati dai Re, erano molto apprezzati a tavola. Il duca Emanuele Filiberto, che trasferì la capitale del ducato da Chamebry a Torino, aveva la passione per la distillazione e produceva liquori, rosoli ed il famoso ratafià di Emanuele Filiberto. Il duca portò a corte molti cortigiani spagnoli, un paese che amava molto, e si racconta che il frate Pasquale Baylon, abbia inventato, per puro caso lo "zabaione", questa salsa diventò talmente famosa che i Savoia l’accompagnavano anche a piatti salati come le "pernici allo zabaione". Famosi sono diventati i "grissini" torinesi, inventati nella seconda metà del milleseicento su richiesta dei Savoia di avere un pane sano e ben cotto, il fornaio Antonio Brunero inventò un pan biscotto chiamato "ghersino". I dolci erano importanti e pare che sia stato il cuoco di Carlo Emanuele I a inventare, alla fine del millecinquecento, le castagne caramellate più famose al mondo: i "marrons glacèe", ma anche i doblottini, gli antenati dei cioccolatini a forma di pastiglie, i gianduiotti, i savoiardi sono di origine sabauda. I vini erano famosi, il vermouth è un’invenzione torinese che si può datare intorno alla metà del millesettecento. I formaggi savoiardi più conosciuti sono i "tomini". A questa famiglia è legato anche il nome della pizza più famosa: la "Margherita". Altre ricette e aneddoti si raccontano ancora sui Savoia e a questo punto possiamo proprio dire che erano proprio dei gran buongustai.
Fonte: http://www.bertivr.it/web/progetti.php?id=506
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