di Plinio Corrêa de Oliveira
Oggi, 19 marzo si celebra la festa di san Giuseppe, castissimo sposo della Vergine Maria e Patrono di Santa Romana Chiesa. Ci è gradito offrire in merito una meditazione del prof. Plinio Corrêa de Oliveira.
L’episodio è molto noto e ci viene raccontato nel Vangelo di S. Matteo. Quando san Giuseppe scoprì che sua promessa sposa aveva concepito un figlio del quale egli non era il padre, fu messo davanti ad una situazione assurda, poiché la Madonna era evidentemente santa. Egli non poteva assolutamente dubitarne perché la Sua santità risplendeva in ogni modo possibile. Si era creata, quindi, una situazione sconvolgente e con la quale egli non poteva convivere.
Invece di denunciarla, come prescriveva la legge ebraica, egli escogitò l’unica soluzione logica: “Qui c’e uno di troppo. Ma, chi se ne deve andare via non è certo questa Madre, che è Signora e Regina, né tanto meno il Figlio che Ella ha concepito. Qualcuno se ne deve andare, e questo sono io. Abbandonerò la casa e sparirò. Non capisco questo mistero, ma non mi ribellerò contro di esso. Finirò i miei giorni lontano da qui, venerando questo mistero che non riesco a penetrare”.
E decise di abbandonare il focolare di notte, lasciando Nostra Signora sola col frutto del Suo grembo. Di fronte all’incomprensibile, san Giuseppe reagì con una logica lineare. Analizzate la sua calma. È una calma che soltanto gli uomini di logica possono vantare. Egli doveva abbandonare il maggior tesoro della Terra, cioè Maria Santissima, e questo gli procurava una sofferenza immensa, inimmaginabile. Ma egli restava calmo.
Il Vangelo racconta che, mentre dormiva, «ecco un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché colui che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché sarà lui che salverà il popolo suo dai suoi peccati”».
Non so se ci avete fatto caso ma, la sera prima del tremendo atto che stava per compiere, san Giuseppe dormiva beatamente... E anche questo era logico. Egli doveva intraprendere un lungo viaggio, e perciò doveva prima riposarsi. Piegato dall’immane sofferenza, egli tuttavia dormiva. L’angelo gli apparve e sciolse il mistero. Ed egli continuò a dormire tranquillamente. All’alba, egli si alzò e riprese la vita quotidiana come se niente fosse. Somma normalità, somma coerenza, somma logica! In onore di san Giuseppe, la cui festa oggi celebriamo, ecco questo piccolo commento che vuol essere anche un elogio della logica.
(Nella foto: San Giuseppe con il Bambino Gesù, Escuela Cusqueña, sec.
Nessun commento:
Posta un commento