Quando nel 1883 scrisse la favola di Pinocchio, senza né saperlo né volerlo Carlo Lorenzini, in arte Carlo Collodi, gettò una lunga occhiata sul futuro che attendeva l’Italia molti anni più tardi. Nostradamus, con le sue celebrate quartine, non seppe fare di meglio…
di Silvio Foini
Il celebre scrittore vide con la sua fervida fantasia un burattino, o meglio una marionetta di legno, che andava sempre a cacciarsi in mille avventure e altrettanti pasticci prestando orecchio a voci suadenti di personaggi che non erano proprio l’immagine dell’onestà. Salta immediata agli occhi di noi contemporanei una curiosa similitudine con i nostri travagliati tempi in cui noi, povere marionette, siamo finiti nelle grinfie di altrettanti gattacci e volpi furbissime che ci “gestiscono” a loro piacimento…
Ci hanno fatto intravvedere paradisi fittizi mentre i loro paradisi (fiscali) erano ben reali e pian piano, furbescamente e loscamente, hanno sottratto ricchezza al paese. Non staremo qui a raccontare le brutte favole dei milioni di euro finiti nelle capaci tasche di molti “onest’uomini” che avrebbero dovuto reggere il timone, altrimenti l’articolo si farebbe noioso: tanto le vicende son tutte dello stesso tenore e sovrapponibili le une alle altre.
Fatto sta che i poveri Pinocchi, noi, ora si trovano seduti sulla nuda terra mentre gatti e volpi continuano, anche se a volte interrotti momentaneamente, i loro lauti banchetti. Tuttavia c’è un ma, grosso come una casa davanti al Colosseo. Collodi aveva creato un altro personaggio pieno di buone intenzioni e dispensatore di saggi consigli: guarda tu il caso, si chiamava Grillo ed era pure parlante! Ora questo personaggio, della cui saggezza non abbiamo ancora le prove se non a parole (le sue), ha cominciato a parlare e non lo fa con un sommesso “cri cri” in qualche deserto prato o sull’orlo del fosso, ma lo fa con arringhe colorite e veementi tipo quelle di Pietro l’eremita quando incitava alle crociate.
La paura si diffonde come un venticello nei corridoi di Palazzo e molti soloni tremano: il loro sgabelli si stanno sgretolando sotto quel tarlo rodente? Forse hanno ragione di temerlo. Se i Pinocchi una mattina, quella delle elezioni, si svegliassero a quel sommesso e dolce “cri cri”,
potrebbero tracciare una piccola crocetta sul simbolo di uno strano e nuovo partito e mandare tutti a casa: gatti, volpi e Lucignoli vari, che si sono divertiti un mondo nel paese dei balocchi!
Scusate, ma la fata Turchina dove sta? A voi la scelta: ne abbiamo tante e anche se non sono né giovani né belle hanno più cervello di tante veline messe a sedere in parlamento dal vecchio Lucignolo di turno. Dai che vediamo come andrà a finire questa favola: il buon Carlo non ce lo ha fatto sapere!
di Silvio Foini
Il celebre scrittore vide con la sua fervida fantasia un burattino, o meglio una marionetta di legno, che andava sempre a cacciarsi in mille avventure e altrettanti pasticci prestando orecchio a voci suadenti di personaggi che non erano proprio l’immagine dell’onestà. Salta immediata agli occhi di noi contemporanei una curiosa similitudine con i nostri travagliati tempi in cui noi, povere marionette, siamo finiti nelle grinfie di altrettanti gattacci e volpi furbissime che ci “gestiscono” a loro piacimento…
Ci hanno fatto intravvedere paradisi fittizi mentre i loro paradisi (fiscali) erano ben reali e pian piano, furbescamente e loscamente, hanno sottratto ricchezza al paese. Non staremo qui a raccontare le brutte favole dei milioni di euro finiti nelle capaci tasche di molti “onest’uomini” che avrebbero dovuto reggere il timone, altrimenti l’articolo si farebbe noioso: tanto le vicende son tutte dello stesso tenore e sovrapponibili le une alle altre.
Fatto sta che i poveri Pinocchi, noi, ora si trovano seduti sulla nuda terra mentre gatti e volpi continuano, anche se a volte interrotti momentaneamente, i loro lauti banchetti. Tuttavia c’è un ma, grosso come una casa davanti al Colosseo. Collodi aveva creato un altro personaggio pieno di buone intenzioni e dispensatore di saggi consigli: guarda tu il caso, si chiamava Grillo ed era pure parlante! Ora questo personaggio, della cui saggezza non abbiamo ancora le prove se non a parole (le sue), ha cominciato a parlare e non lo fa con un sommesso “cri cri” in qualche deserto prato o sull’orlo del fosso, ma lo fa con arringhe colorite e veementi tipo quelle di Pietro l’eremita quando incitava alle crociate.
La paura si diffonde come un venticello nei corridoi di Palazzo e molti soloni tremano: il loro sgabelli si stanno sgretolando sotto quel tarlo rodente? Forse hanno ragione di temerlo. Se i Pinocchi una mattina, quella delle elezioni, si svegliassero a quel sommesso e dolce “cri cri”,
potrebbero tracciare una piccola crocetta sul simbolo di uno strano e nuovo partito e mandare tutti a casa: gatti, volpi e Lucignoli vari, che si sono divertiti un mondo nel paese dei balocchi!
Scusate, ma la fata Turchina dove sta? A voi la scelta: ne abbiamo tante e anche se non sono né giovani né belle hanno più cervello di tante veline messe a sedere in parlamento dal vecchio Lucignolo di turno. Dai che vediamo come andrà a finire questa favola: il buon Carlo non ce lo ha fatto sapere!
Fonte: La Perfetta Letizia
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